CHIESA UNITA, POPOLO CHE SPERA, ARTIGIANI DI PACE

All’inizio di questo nuovo anno pastorale, desideriamo riprendere il cammino comunitario con due obiettivi fondamentali: l’unità della Chiesa e della comunità e l’essere persone colme di speranza. Entrambi queste tematiche trovano unione profonda nel concetto di pace, che innanzitutto nasce dentro di noi e poi si irradia verso gli altri.

Questi tre temi — unità, speranza, pace — non viaggiano separati, ma formano un cuore solo, un progetto integrato: la pace interiore ci permette anzitutto di essere persone serene, rappacificate con sé stessi e capaci di sorridere dei propri limiti, perché consapevoli della propria fragilità. Se stiamo bene con noi stessi diventiamo capaci di costruire unità fraterna, e l’unità alimentata dallo Spirito Santo rende viva la speranza che noi annunciamo e viviamo. Chiediamo al Signore che quest’anno pastorale sia un tempo in cui crescere insieme come Chiesa unita, popolo che spera, artigiani di pace, per testimoniare al mondo che il Vangelo sa vivere dentro di noi e tra noi.
Ecco allora le tre parole che ci guideranno lungo l’anno pastorale:

PACE
La pace interiore, frutto della riconciliazione con Dio e con sé stessi, ci rende capaci di costruire relazioni di pace con gli altri. Solo un cuore pacificato può essere un cuore che unisce e che spera. La pace non è assenza di conflitti, ma presenza di amore. È lo stile del Vangelo, lo stile di Gesù, che ci chiama a essere artigiani di pace nella famiglia, nella comunità, nella società.
La pace parte da un cuore riconciliato, sereno, aperto a Dio e agli altri, e si costruisce ogni giorno nei piccoli gesti: nell’accoglienza, nell’ascolto, nel silenzio, nel perdono, nella preghiera. La pace interiore ci rende capaci di creare legami veri, duraturi, anche nelle situazioni più fragili.

Viviamo in una società complessa, certamente più complicata rispetto a quella di qualche tempo fa. Pur nella complessità delle varie situazioni che attanagliano il nostro quotidiano, siamo chiamati a cercare di “stare bene”. Anche oggi è possibile essere persone serene e gioiose, nella consapevolezza che la felicità non arriva dall’assenza di problematiche ma dalla nostra reale e non presunta, capacità di affrontarle. In questo modo possiamo diventare “artigiani di pace”, cioè persone che sanno sciogliere le problematiche e risolvere le questioni difficili, cercando una via che permetta a ciascuno di stare bene.

Sant’Agostino nel libro delle confessioni scrive: “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.”. In un altro testo, “De vera religione”, sottolinea: «Nessuno può essere stabile e tranquillo, se non chi gode della verità eterna e immutabile.». La vera pace interiore non si trova nelle circostanze esterne, ma solo in Dio. La serenità arriva quando l’anima si orienta verso il suo Creatore, anche in mezzo alle tempeste della vita.

SPERANZA
Essere persone colme di speranza non significa ignorare le difficoltà, ma affrontarle con uno sguardo nuovo, radicato nella fede. La speranza cristiana non è semplice ottimismo, ma certezza che Dio è all’opera anche quando tutto sembra fermo o oscuro. La speranza nasce dalla preghiera, dalla Parola, dalla carità concreta. In un mondo segnato da tante paure e incertezze, abbiamo bisogno di cristiani che sappiano accendere luci, non alimentare il buio. La speranza cristiana non è retorica, ma un’ancora fondata sulla fede in Dio che agisce nella storia, anche attraverso piccoli gesti di carità, preghiera e comunione. In questo senso il tema della speranza ci porta direttamente a considerare il tema della qualità della nostra fede. Solo una fede solida e autentica è capace di supportarci nell’itinerario della vita. In comunità segnate da preoccupazioni e incertezze, la speranza diventa contagiosa: è luce e orientamento. Assume volto concreto dove c’è ascolto, sostegno, creatività pastorale.

La speranza è ciò che ci fa andare avanti anche quando la strada si fa difficile. Non è ingenuità, ma fiducia: fiducia che Dio non abbandona il suo popolo, che il bene è più forte del male, che ogni seme di Vangelo piantato darà frutto, anche se lentamente. In un mondo che sembra spesso smarrito, abbiamo il compito — e la gioia — di essere portatori di speranza.

L’Arcivescovo Mario Delpini, il 30 agosto 2025, in occasione della memoria del Card. Schuster e dei vescovi milanesi ha sottolineato: “L’imminenza del disastro non è più solo una profezia. È lo spettacolo quotidiano di questa umanità composta da «figli bugiardi, figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore». In questa desolazione si è accesa una luce, è stata detta una parola che indica la direzione. In questa desolazione il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria. In questo tempo di guerre, nell’imminenza del disastro, non ci è consentita la rassegnazione, non ci è permessa la disperazione. Non c’è altra parola che quella di Gesù: «Convertitevi, il regno dei cieli è vicino».”

COMUNIONE
L’unità della Chiesa e della comunità non è un ideale astratto o un programma da pianificare a tavolino. È un dono dello Spirito da accogliere e rendere visibile nei gesti concreti della nostra vita quotidiana. In un tempo segnato da divisioni, polarizzazioni e isolamento, siamo chiamati a testimoniare che essere Chiesa significa camminare insieme, ascoltarci con rispetto, valorizzare la diversità come ricchezza, ritrovare la bellezza dell’incontro.
L’unità non è uniformità, ma comunione. È la bellezza di camminare insieme, pur con le nostre differenze, riconoscendoci fratelli e sorelle attorno all’unico Signore. L’unità della Chiesa nasce dall’ascolto, dall’umiltà, dalla capacità di perdonarsi, dalla scelta di cercare ciò che unisce invece di ciò che divide. In un tempo in cui spesso prevale il “ciascuno per sé”, vogliamo riscoprire la forza della comunità. L’unità vera nasce dalla comunione con Cristo, che ci rende membra vive del suo corpo.

Circa il tema della comunione e dell’unità, papa Leone, in occasione del capitolo generale dell’ordine di Sant’Agostino, il giorno 1 settembre 2025 ha sottolineato: “C’è però ancora un punto di riflessione che vorrei sottolineare…: il valore dell’unità. L’unità sia un oggetto irrinunciabile dei vostri sforzi, ma non solo: sia anche il criterio di verifica del vostro agire e lavorare insieme, perché ciò che unisce è da Lui, ma ciò che divide non può esserlo. Sant’Agostino osserva: «Come allora le diverse lingue che un uomo poteva parlare erano il segno della presenza dello Spirito Santo, così ora è l’amore per l’unità […] il segno della sua presenza (ivi, 3). Come infatti gli uomini spirituali godono dell’unità, quelli carnali cercano sempre i contrasti»”.

Chiediamo al Signore che questo nuovo anno pastorale sia un tempo favorevole per crescere nell’unità, radicarci nella speranza, camminare nella pace. E che ciascuno di noi possa sentirsi parte attiva e responsabile di questo cammino comune.

di don Lorenzo Stefan

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