In dono dello Spirito

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni padre dei poveri,
vieni datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
sana ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen.

La sequenza liturgica del giorno di pentecoste ci porta a riconsiderare il dono dello spirito come DONO TOTALE, che investe la vita dell’uomo in ogni ambito. La Pentecoste non è quindi la festa dell’originalità cercata per essere diversi dagli altri, ma la festa nella quale ciascuno di noi riceve il dono dello spirito di Gesù e questo dono lo porta a percorrere i sentieri dell’esistenza come li percorrerebbe Gesù stesso. La pentecoste diventa allora occasione per rivedere la nostra esistenza e permettere allo spirito di Gesù di permearla in tutto e per tutto.
In questo senso la Pentecoste diventa il giorno in cui i cristiani celebrano e desiderano ardentemente LA COMUNIONE con Dio, tra loro e con i fratelli, proprio perché Gesù desiderava in primo luogo la comunione con il Padre e con i fratelli. Allora si possono cercare tutti i terreni fertili per entrare in contatto con le persone che ci circondano per trovare lo spazio necessario all’annuncio del vangelo. Ciascuno di noi è chiamato a sfruttare le sua capacità per entrare in contatto con chi lo circonda e poter portare ad ogni persona il messaggio del vangelo. Il dono delle lingue di cui parla il libro degli Atti degli apostoli diventa dunque la reale capacità che il cristiano grazie al dono di Dio, matura dentro di se per entrare in contatto con il mondo che lo circonda per portare la parola della salvezza. Il cristiano sa di non essere “del mondo”, ma è consapevole e contento di vivere “nel mondo” accanto ai suoi fratelli, potendo recare loro la parola della speranza. Ciascuno di noi è chiamato quindi in questa occasione a rimettersi in gioco per vivere autenticamente la propria vocazione cristiana.

di don Lorenzo Stefan