Lo stile di Dio
Ci chiediamo spesso perché la liturgia ambrosiana ci presenta in questa domenica l’ingresso di Gesù a Gerusalemme nella domenica delle palme. Sembra che questo brano evangelico sia fuori luogo. In realtà le letture di questa domenica ci aiutano a comprendere lo stile di Dio, cioè come Dio si comporta sempre con noi.
Sia nel momento dell’incarnazione sia nel momento del suo ingresso a Gerusalemme, Dio assume il profilo basso dell’UMILTA’, dell’abbassamento o come direbbe San Paolo dello svuotamento. Gesù non entra in Gerusalemme a cavallo come farebbe un re ma vi entra seduto su di un’asina, come vi entrava la gente semplice. Sceglie un animale da lavoro più che una bestia da parata. Dal momento della nascita fino al momento della morte, Gesù incarna lo stile della kenosis (=abbassamento).
Anche nell’EUCARISTIA che celebriamo, il Signore viene nei segni poveri del pane e del vino. Non vengono scelti alimenti particolarmente ricercati, non appare a noi sotto i segni del caviale e dello spumante, ma negli alimenti umili e normali della vita quotidiana.
Come allora possiamo incontrare Dio OGGI? Non dobbiamo cercare segni straordinari della sua presenza né tantomeno segni eclatanti che lo facciano apparire con i fuochi d’artificio.
I miracoli che il Signore compie sono solo segni per ridonare la speranza agli smarriti di cuore. Egli desidera essere seguito non perché compie dei segni, ma perché suscita nei cuori l’autentico e umile amore del DISCEPOLO. Dovremmo chiederci le motivazioni del nostro credere. Probabilmente tante volte ci poniamo di fronte al Signore implorando che Egli conceda i segni che noi desideriamo.
Egli predilige senza ombra di dubbio i rapporti LIBERI, cioè quei rapporti non imprigionati dall’ombra della sua onnipotenza arbitraria, né tantomeno avviliti dal senso del dovere e non avvelenati dal fraintendimento del precetto come merce di scambio per comperare la sua protezione.
Il Signore in realtà predilige i rapporti FEDELI nella quotidianità, una relazione che coinvolga ogni istante e ogni ambito del nostro vivere senza rimanere confinata negli ambiti del sacro. Troppo spesso intendiamo la fede come esperienza da vivere in chiesa, mentre fuori ci si arrangia con le proprie capacità. Alcuni desidererebbero anche confinare l’esperienza cristiana in chiesa e tacciano il papa, i vescovi e i sacerdoti quando si permettono di entrare nel concreto dell’esistenza. Mi spiace per loro, ma non hanno compreso nulla dell’esperienza di fede.
L’attesa della venuta del Signore non può essere vissuta nella frenesia. Questi tempi pur se difficili sono TEMPI DA VIVERE.
Di fronte alla continua agitazione del tempo presente, l’apostolo Paolo ci invita in maniera forte ad una vita di CARITA’: Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti. Nell’oggi della storia siamo chiamati a rimanere piantati in questo mondo con lo stile caritatevole che impariamo da Dio.
Ciascuno di noi possa porsi davanti a Dio percorrendo sentieri di SANTITA’: Irreprensibili nella santità davanti a Dio.
di don Lorenzo Stefan