Le finzioni del Natale

In occasione di questo Natale, almeno noi adulti dovremmo smettere di vivere di FINZIONI. La nostra fede è una realtà troppo importante per essere tradita da parole che risuonano vuote e prive di significato. Alludo in modo particolare al fatto che per tutto un mese fingiamo di attendere chi in realtà è già in mezzo a noi. Basterebbe soffermarci a pensare le frasi tipiche che vengono pronunciate in questo periodo: “Aspettiamo che nasca Gesù bambino… Ci prepariamo alla nascita di Gesù… Gesù sta per nascere, venite adoriamo. Queste parole risuonano spesso e certamente hanno come riferimento una fede per nulla adulta e priva di qualità oltre che poco evangelica.
Il fatto invece è chiaro: GESU’ E’ NATO UNA VOLTA PER SEMPRE a Nazaret, da Maria. Il tempo dell’Avvento allora non ci prepara alla nascita di Gesù, perché il Nata-le è il giorno in cui si fa memoria di un evento di “ieri” grazie al quale godiamo della presenza di Dio in mezzo a noi “oggi” e attendiamo la venuta del Figlio di Dio “domani”. Forse è più comodo concentrare la nostra mente unica-mente nel ricordo di un bel avvenimento che è dipinto sempre con toni caldi e struggenti capaci di suscitare emo-zioni. Ecco appunto: forse siamo in cerca solo di emozioni. La crisi spirituale di cui parla il nostro arcivescovo trova anche qui le ragioni del proprio essere. La nostra fede rischia davvero di essere un bel bagaglio, talvolta pesante, che ci portiamo sulle spalle come eredità dei giorni trascorsi ma che è incapace di incidere nell’oggi della storia.
L’atteggiamento più consono con il quale prepararci al Natale è allora l’ATTESA. Memori che Dio è con noi, impegnati nel quotidiano della storia, abbiamo lo sguardo proteso su Colui che tornerà alla fine dei tempi. La nostra “fede” si basa sul Verbo che si è fatto carne e anima la “carità” nel vivere i giorni che il Signore ci concede di vivere alimentati dalla “speranza” di incontrarlo alla fine dei tempi.
L’attesa cristiana ha la caratteristica di non essere anonima. Noi sappiamo chi stiamo attendendo. Non si tratta allora di attendere un dio sconosciuto ma di incontrare quel Dio che si è rivelato completamente nella storia
di Gesù di Nazaret e che noi già oggi possiamo FREQUENTARE. Dirsi cristiani significa frequentare il Signore ed entrare in confidenza con lui. Come potremmo definire una persona come ciclista se non ha mai visto una volta in vita una bicicletta? Come potremmo descrivere un tizio come insegnante se non ha mai aperto un libro in vita sua? Come potremmo, quindi, definirci cristiani se questo Dio non lo incontriamo nelle forme e nei modi che lui stesso ci ha suggerito attraverso i suoi discepoli. La parabola dell’uomo saggio e dell’uomo stolto ci illustra che esiste un’ortoprassi che fa la differenza. Non è sufficiente ascoltare, è invece necessario mettere in pratica.
Le PROFEZIE SI SONO COMPIUTE, a noi è data la possibilità di incontrare un Dio che ha un volto preciso e nitido e che si è già rivelato.
Comprendo bene che ci sono molti modi che ci vengono offerti per incontrare il Signore ma è sempre importante fare dei distinguo. L’incontro con il Signore nell’EUCARISTIA e nell’ascolto comunitario o personale della PAROLA sono certamente le forme più alte a nostra disposizione perché questo incontro avvenga oggi.
A questo proposito da questa domenica, nella nostra diocesi di Milano entra in vigore il NUOVO MESSALE, o meglio potremmo dire che la diocesi di Milano inizia ad adottare nelle parti fisse della S. messa le novità intro-dotte dal messale romano, nell’attesa che esca anche il nuovo messale ambrosiano completo di tutte le parti mobili. L’azione liturgica richiede grande attenzione e una comunità manifesta la qualità della propria fede soprattutto prendendosi cura della qualità dell’azione liturgica. Anche nella nostra comunità pastorale abbiamo messo a tema questo argomento con il Consiglio Pastorale in occasione della visita del nostro Arcivescovo Mario lo scorso 16 febbraio 2020. I mesi del COVID non ci hanno facilitato nel percorrere alcuni passi che abbiamo però chiaramente intenzione di percorrere appena sarà possibile incontrarsi stabilmente.

di don Lorenzo Stefan

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