Essere figli sul palcoscenico della storia

L’essere figli è una delle condizioni che ciascun essere umano condivide con il proprio simile. Cosa significa però essere figli oggi e cosa significa essere figli di Dio nel mondo contemporaneo?
Vorrei proporre alla riflessione di ciascuno l’immagine di un palcoscenico che rappresenta bene l’oggi della storia. Questo palcoscenico, per poter essere usufruibile, necessita di essere illuminato. Ed ecco quindi due potenti fari, uno a destra e uno a sinistra, che illuminano la scena.
La scena è rappresentata nel PRESENTE della storia. Il palcoscenico ci ricorda sempre che la vita si gioca “qui e ora”, attraverso scelte, gesti e parole che incidono immediatamente sulla buona riuscita della recita dell’esistenza.
La scena è però illuminata. Un palcoscenico buio non solo non sarebbe visibile ma nemmeno potrebbe essere usufruibile dagli attori. Esso ha bisogno quindi di potenti fari che permettano di calpestare il presente con sicurezza esprimendo tutte le nostre capacità.
Un primo faro che illumina la scena è certamente quello del PASSATO. Molti uomini e donne hanno fatto dell’esperienza la loro fortuna. Si sono messi in ascolto della storia e delle proprie fatiche per imparare e per essere illuminati nelle scelte di tutti i giorni. Lungi dal porsi a rimpiangere tempi che non sarebbero più tornati, essi hanno cercato invece di succhiare il nettare delizioso del passato. Essi hanno avuto la capacità di acquisire la sapienza del bene e del male che è stato compiuto prima di loro e hanno avuto il coraggio di porsi sulla ribalta del presente non come se fossero i primi che passassero su quella scena, ma con l’umiltà di chi invece ha dedicato tempo per imparare il più possibile da chi li ha preceduti.
Per i credenti in Gesù, certamente questo faro è rappresentato dall’incarnazione e dalla redenzione che la Parola di Dio ci rivela. La venuta di Gesù in un tempo e in un luogo ben precisi è una luce potente sul presente della loro vita. Il loro partecipare all’eucaristia domenicale è proprio il “fare memoria” della Pasqua di Gesù. La preghiera personale e l’ascolto della parola di Dio sono un rivolgersi continuamente a quel faro capace di interpretare e illuminare il presente.
C’è però anche un altro faro che illumina la scena. È quello del FUTURO. Ogni uomo e ogni donna vivono di sogni e di progetti e si impegnano quotidianamente per poterli raggiungere. Coltivare i desideri è infatti l’arte di chi ha davanti a sé un futuro da costruire. Avere una meta chiara è certamente segno di programmazione ma soprattutto di speranza. Esiste un domani capace di cambiare le scelte dell’oggi e ancor di più capace di orientarle in una certa direzione. Chi non avesse sogni per il domani sarebbe già morto oggi. È quindi importante dare voce a quelli che sono i desideri più veri e più belli perché proprio essi possono aiutare a vivere bene l’oggi.
Per i credenti in Gesù “la fine” coincide con “il fine”. Essi sono in attesa dell’incontro finale con il Signore, aspettano la venuta di Gesù alla fine della storia. Questa venuta sarà chiarificatrice di tutta la loro esistenza. Il ritorno del Signore alla fine dei tempi è quindi per loro l’obiettivo finale che li porterà alla piena comunione con il Signore e non allo spegnimento delle luci del palco della storia. Essi configurano la loro esistenza come un essere in pellegrinaggio, come un continuo cammino verso l’incontro pieno con il Signore.
Queste due potenti luci, ci permettono oggi di essere ATTORI PROTAGONISTI della storia. Oggi più che mai siamo chiamati a non sciupare le occasioni che ci vengono offerte per porre in opera il meglio delle nostre capacità e della nostra vita. Abbiamo luci potenti che indirizzano il nostro percorso e possiamo giocare le nostre possibilità sul proscenio della storia presente. I credenti vivono oggi la frammentarietà dell’incontro con il Signore sotto i segni dei sacramenti e nell’ascolto della parola. Spesso essi sono delusi perché si soffermano a conservare le cose di un tempo e si accorgono che in realtà questo modo di porsi non risulta essere una bella presenza in scena. A volte sono tristi perché vedono che il pubblico si alza ed esce dalla sala. Altre volte si ritrovano ad essere scoraggiati e poco fiduciosi perché ritardano le loro sceneggiature perdendo tempo a contare i numeri e a fare confronti con il passato. In realtà dobbiamo renderci conto che la storia viene giocata qui e oggi in condizioni completamente diverse rispetto al passato.
Essere figli oggi significa incarnare dentro di sé questa continua TENSIONE o meglio ancora questo EQUILIBRIO, fra il passato e il futuro. Oggi tocca a ciascuno di noi recitare sul palco della storia lasciandoci certamente illuminare dai fari che rischiarano la scena, ma soprattutto ponendo in campo tutte le nostre capacità. Nessuno può esimersi da questa rappresentazione e nessuno può essere sostituito nella sceneggiatura che gli è stata affidata. Ciascuno di noi ha la sua parte e il teatro della vita riuscirà un’opera d’arte nella misura in cui ciascuno metterà il proprio contributo a servizio dell’opera comune.
Solo ponendosi nel presente con il forte desiderio di recitare la propria parte potremo essere ricordati come figli e poi come padri o madri. E saremo luci per chi verrà dopo di noi.

di don Lorenzo Stefan

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