La funzione: ELIMINA MESSAGGIO

Eccoci ad indagare oggi su un’altra funzione della nota app di messaggistica. Oggi vogliamo riflettere sulla possibilità che ci è data di cancellare i messaggi, entro un certo lasso di tempo, in modo tale che il destinatario non possa vederli.
Questa possibilità ci è stata offerta per poter rimediare a tanti errori che normalmente si compiono per la troppa fretta, ma non solo.

ERRORI E DUBBI
E’ facile, magari per fretta, sbagliare il destinatario di un messaggio. Si vuole inviare un messaggio ad una persona e invece lo si invia ad un’altra. Esiste poi la possibilità di inviare messaggi in preda all’emozione o alla rabbia, salvo poi pentirsene subito, in un momento di lucidità, e quindi ovviare cancellando il messaggio. Altre volte magari siamo certi del destinatario e anche del messaggio che vogliamo trasmettere, ma ci accorgiamo di aver sbagliato i toni e allora corriamo ai ripari cancellando il messaggio inviato. Talvolta, dopo aver inviato un messaggio, si è presi dal dubbio di essere fraintesi, perché il messaggio è poco chiaro e allora abbiamo la possibilità di eliminarlo e di riscriverlo. Tutto questo, e credo anche altro, capita a chi invia i messaggi e poi li cancella. E chi riceve la notifica di un messaggio cancellato?
Normalmente chi riceve la notifica di un messaggio cancellato si pone immediatamente la domanda: che cosa avrà voluto dirmi questa persona che conosco e soprattutto cosa gli ha fatto cambiare idea al punto di cancellare il messaggio che già mi aveva inviato? Sorge il dubbio. Esso può essere eliminato dal nostro pensiero immediatamente per superficialità, per buona fede oppure per noncuranza. Oppure inizia a lavorare nella nostra mente sfociando magari in una minor fiducia concessa alla persona oppure giungendo alla richiesta di spiegazioni.

REALTA’ VIRTUALE /REALE
La possibilità di cancellare virtualmente un messaggio non ci esime di riflettere sul fatto che invece nella vita reale questo non si può fare, non perché non si voglia, ma perché la vita non offre la possibilità di tornare indietro ma quella di andare avanti.
La possibilità di cancellare un messaggio o una parola, ci illude sulla potenzialità di tornare sui nostri passi come se nulla fosse e di riprendere un sentiero che invece riteniamo essere più consono ai nostri desideri.
Nella vita reale però, ci viene insegnato che non si può tornare indietro. Ogni gesto compiuto e ogni parola pronunciata rimangono indelebili nell’esperienza delle persone. Essi una volta posti in essere non possono più essere cancellati o annullati. La libertà dell’uomo nella vita reale è chiamata non a cancellare l’eventuale male compiuto, perché esso è indelebile, ma a generare, a partire dal male stesso, percorsi di speranza.
Ecco allora, qualora si sia detto o fatto qualcosa che riteniamo offensivo nei confronti dell’altro, non la possibilità di cancellare ma invece quella di domandare PERDONO.
Ecco la possibilità, qualora si pensi di essere stati fraintesi, di richiamare o di riscrivere perché sia fatta maggiore luce sulla VERITA’.
Ecco la bellezza, qualora ci si sia arroccati sulle proprie posizioni individualiste, l’opportunità di risentirsi per trovare COMUNI PUNTI DI ACCORDO.
La vita reale ci insegna la bellezza non del cancellare possibili errori ma di far scaturire da essi percorsi virtuosi (non virtuali) capaci di guardare più a cosa è possibile costruire insieme che al danno che si è fatto.

NOSTALGIA O DESIDERIO
A tal proposito, mi sembra che anche in questa circostanza relativa all’esperienza del coronavirus, molte persone si sono lanciate in un percorso che vuole portare a rinnegare la vita precedente, cogliendo l’occasione per rinnovare tutto. Talvolta si incontrano persone o si leggono articoli che ritengono la vita precedente al Coronavirus una catastrofe e che invocano un’esperienza totalmente nuova. Personalmente non credo sia così.
Per natura sono poco incline alla NOSTALGIA. Non mi piace pensare che tutto debba essere come è sempre stato e sono abbastanza irritato dal “si è sempre fatto così”. Allo stesso modo però, non ritengo mai opportuno cambiare le cose giusto per cambiarle, per il gusto della novità. Ogni situazione ed esperienza merita di essere valutata, mantenuta, cambiata, sostituita o annullata perché essa possa servire a rendere migliore la vita di ciascuno e della comunità intera. Ritengo che il modo di vivere precedente al Coronavirus aveva alcuni aspetti negativi e credo che ciascuno di noi possa seriamente fare un esercizio della memoria per cogliere questi elementi sfavorevoli. Eppure credo che, come dice il proverbio, non abbiamo il diritto di buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Molte esperienze della nostra vita precedente al Coronavirus erano positive, belle, arricchenti, capaci di generare comunione, intelligenti…. Non possiamo rinnegare il bene che c’è stato nella nostra vita, non possiamo cancellarlo con la semplice pressione di un dito sullo schermo. Abbiamo invece il bisogno di farlo venire alla luce, di dare un nome alle esperienze positive che hanno riempito la nostra esistenza, non per rimpiangerle con nostalgia, ma per coltivare il DESIDERIO di tornare a riviverle, magari con maggior apprezzamento e intelligenza, perché esse fanno parte del nostro vissuto e del nostro percorso di crescita. Penso per esempio all’esperienza della vita comunitaria all’interno della comunità ecclesiale, ma non solo. In questo momento non è possibile viverla e mi sembrano decisamente fuori luogo, per nulla prudenti oltre che illegali, alcune richieste che vanno nell’ottica di voler riprendere tutto subito, come se nulla fosse. Mi sembra più intelligente invece coltivare questo desiderio, farlo penetrare fin nel profondo delle viscere. Oggi siamo chiamati con i pochi strumenti che abbiamo a disposizione a tenere accesa quel lume di bellezza e di verità. Siamo chiamati a coltivare il desiderio, magari anche purificandolo affinchè possiamo poi tornare rinnovati alla bellezza della vita. Essa ci riserverà cose antiche e cose nuove, proprio come ci insegna lo scriba di cui parla il vangelo: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). La domanda vera di ciascuno di noi dovrebbe essere questa: saremo capaci di essere discepoli del regno dei cieli e scribi sapienti?

di don Lorenzo Stefan