Quaresima 2020…il volto raggiante

Il libro dell’Esodo che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi ci parla dell’esperienza di fede di Mosè nel deserto. Dio illumina il volto di Mosè e il suo volto diventa raggiante. Credo che non ci sia immagine più bella per descrivere l’esperienza della fede. L’incontro con Dio ti cambia la faccia e rende l’esperienza di vita raggiante. Non si tratta evidentemente di un’esperienza emotiva che fa diventare rosso il volto, ma della consapevolezza che nasce dalla fede.
L’esperienza della fede necessita di tempo. Mosè rimane con il Signore quaranta giorni e quaranta notti. Noi oggi siamo troppo abituati a fare tutte le cose in fretta a tal punto che magari inconsapevolmente riteniamo che il percorso della fede possa svolgersi nell’arco di breve tempo. Anche la recente esperienza del coronavirus che ha visto parecchie persone avere maggior tempo a disposizione, ha evidenziato in realtà che la nostra società non è più abituata alla lentezza del tempo. Per camminare nella fede e per poter crescere nel rapporto con il Signore occorre la pazienza dei tempi lunghi. Solo in questo modo possiamo fare “esperienza di Dio” e maturare nella fede. La quaresima che stiamo vivendo ci educa a questo paziente e fruttuoso cammino.
S. Paolo nella seconda lettura ci aiutaa comprendere che l’esperienza dello spirito che noi cristiani di oggi siamo chiamati a vivere è ancora più fruttuosa. Noi possiamo davvero “essere trasformati in quella medesima immagine” grazie ad un serio percorso di conversione. Quaresima è tempo di conversione, tempo in cui ci lasciamo indicare da Dio quali atteggiamenti, parole e gesti ci avvicinano ad essere simili a Lui.
In questo modo nasce la testimonianza cristiana. Sempre S. Paolo oggi ci invita a “riflettere come in uno specchio la gloria del Signore”. Cosa significa essere missionari oggi o essere testimoni di Gesù se non semplicemente avere la capacità di riflettere come in uno specchio il suo volto.
Ed eccoci al brano evangelico del cieco nato. Tutti conosciamo molto bene questo brano nel quale il cieco dopo vari passaggi viene guarito. Vi invito a rileggere il brano e a individuare tutti i modi con i quali il cieco chiama Gesù. Si tratta di un cammino progressivo che parte dalla definizione di “uomo”, per giungere a quella di “profeta” e infine a quella di “Signore”. Il percorso del cieco si conclude con la professione di fede: “Credo Signore!”.
Anche noi siamo chiamati in questa domenica a rinnovare la nostra fede nel Signore Gesù affinchè l’esperienza cristiana illumini ogni angolo del nostro cuore e della nostra vita.

di don Lorenzo Stefan