Ripartire con sapienza – Parte 2

Vorrei provare a scrivere una breve nota anche circa il MONDO VIRTUALE. In questo anno il mondo virtuale è venuto spesso in soccorso del mondo reale e in molti casi ha permesso a molte persone, ragazzi e adulti, di proseguire le proprie attività scolastiche o lavorative. Spero che il guadagno acquisito, soprattutto per evitare inutili e costosi spostamenti lavorativi, sia uno dei frutti di questa esperienza pandemica. Certamente il mondo della comunicazione e dei social si è rivelato interessante e probabilmente molti di noi hanno anche scoperto delle possibilità nuove all’interno dei servizi resi dall’attuale tecnologia. Siamo stati aiutati dagli strumenti a nostra disposizione a continuare a vivere seppur in modo diverso. Tuttavia questa esperienza ci ha mostrato che ciascuno di noi, nessuno escluso, è chiamato a formarsi di fronte alle nuove tecnologie e a farlo non solo con maggiori conoscenze tecniche, ma soprattutto con attenzioni umanistiche. Provo a dirla con un proverbio: “non basta poter parlare per dire cose intelligenti”. Ci siamo resi conto che potevamo comunque parlare e comunicare ma spesso non abbiamo avuto cose molto intelligenti da dire e la possibilità di parlare ci ha reso loquaci anche quando in realtà potevamo tacere perché non avevamo nulla di interessante da comunicare. Infine credo che l’odierna tecnologia si è rivelata preziosa nella misura in cui è stata posta a servizio dell’umanità ed è stata utilizzata con intelligenza per sostenere relazioni e attività che necessitavano in ogni caso in primo luogo di una vita reale e condivisa.
Una riflessione merita anche il fatto di aver visto, e soprattutto sentito in questo periodo, molte persone che si spacciavano per esperti su ogni argomento fosse all’ordine del giorno. Certamente oggi l’accesso ai dati nel mondo di internet è molto più facile, ma sapere quattro nozioni non significa possedere competenza su di un argomento. Ritengo importante avere una giusta considerazione dei propri LIMITI DI CONOSCENZA. Forse una maggiore consapevolezza di ciò che conosciamo e di ciò che non conosciamo ci potrebbe evitare di esporci a figure meschine o a discussioni di bassissimo profilo. Occorre riconoscere i propri limiti per potersi affidare a chi ne sa più di noi riguardo a certi argomenti. A qualcuno questa parrebbe una questione di umiltà, personalmente credo che si tratti soprattutto di intelligenza. Non conosciamo ogni aspetto della vita reale e affidarci a persone competenti non è segno di debolezza ma un’attenta ricerca della verità. Il riconoscimento delle nostre incompetenze può condurci a valorizzare le competenze che invece risiedono in noi.

Posso comunicare! Ma cosa ho da dire?

di don Lorenzo Stefan