Una Parola che svela il senso della vita

In questa seconda domenica di quaresima, Gesù si pone di fronte a questa donna suscitando anzitutto in lei un dubbio. Le sue parole sono chiare: “Se tu conoscessi il dono di Dio”. E’ evidente che la donna non conosce ancora il suo interlocutore ed è significativo che il fatto di non conoscere Dio abbia anche dei riflessi sulla conoscenza che essa ha di se. La sua vita è confusa ed è passata di marito in marito. Ella non ha ben chiara la propria identità.
Ecco allora la proposta che Gesù le riserva. Essa è racchiusa nella frase: “Egli ti avrebbe dato acqua viva”.
La Parola che Gesù propone porta questa donna poco alla volta alla fede. Tutto il capitolo di Giovanni può essere letto come un itinerario di fede. Certamente la donna poco alla volta passa dal riconoscere Gesù come un semplice profeta al dubbio che quell’uomo sia davvero il Cristo l’inviato di Dio: “Che sia lui il Cristo”.
Ciò che conduce alla fede è anche la verità che Gesù ha svelato della vita di questa donna. Ella stessa dice: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. L’incontro con il Signore e l’ascolto della sua parola porta chiarezza nella nostra esistenza e ci permette di conoscerci in profondità e non solo superficialmente.
I cammini della conoscenza di Dio e della conoscenza di se sono profondamente intrecciati. Più conosco Dio più viene fatta chiarezza sulla mia esistenza. Più sono consapevole della mia umanità con i miei doni e i miei limiti, più riesco ad entrare in dialogo con Dio. Fede e conoscenza di se sono i due binari che tracciano il percorso della nostra esistenza
La promessa che Gesù rivolge a questa donna è oltremodo entusiasmante perché rivela una dimensione comunitaria del credere. Non solo questa donna viene condotta alla fede, ma essa stessa che ha sperimentato la sete diventa a sua volta sorgente di acqua viva per chi incontra: “l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. Siamo al tema della testimonianza cristiana. Chi ha sete di Dio lo incontra e questo incontro lo trasforma a tal punto che egli stesso può diventare sorgente di vita per i fratelli che incontra. Il tesoro che abbiamo incontrato non può essere semplicemente custodito ma chiede di essere trasmesso e condiviso. Siamo testimoni dell’amore di Dio perché a nostra volta lo abbiamo incontrato. Questa è l’unica forza del credente.
Da ultimo vorrei sottolineare che questa donna abbandona la brocca e corre a casa. C’è una brocca abbandonata sul ciglio della strada. Quando si incontra il Signore c’è sempre qualcosa da abbandonare Siamo chiamati ad abbandonare il nostro peccato, le nostre abitudini, il nostro modo di vedere le cose, di giudicare avvenimenti e persone, le nostre paure, le nostre certezze. Siamo chiamati ad abbandonare questa brocca vuota che non disseta per accogliere il dono dell’acqua che zampilla per la vita eterna.
In fondo il percorso di questa donna è anche il cammino che viene proposto a ciascuno di noi. Siamo chiamati ad accogliere una Parola importante capace di rivelarci la vera identità di Dio e di riflesso anche la nostra vera identità. Proprio come la donna, anche noi non solo possiamo rispondere alla domanda “Chi sei Signore?” ma anche alla domanda “Chi sono io?”.

di don Lorenzo Stefan