L’attualità della memoria

“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere” (Dt 8,2). Il libro del Deuteronomio invita il popolo di Israele a fare memoria del cammino compiuto seguendo le indicazioni del Signore.
“Ricordo i prodigi del Signore, sì, ricordo le tue meraviglie” (Sl 77,12). Il salmista con entusiasmo si rivolge al Signore riconoscendo che la memoria degli interventi compiuti dal Signore nella sua vita diventa sorgente di gioia.
“Fate questo in memoria di me” (dalla liturgia). Fare memoria della croce di Gesù, cioè partecipare a quel unico evento salvifico è ciò che ci rende cristiani e persone salvate dall’amore di Dio. Come comunità siamo invitati a riunirci per celebrare l’Eucarestia e ricordarci di Lui
Sembra che la parola di Dio voglia indicarci la via della memoria e non quella del semplice ricordo. Papa Francesco ha sottolineato che senza memoria diventiamo “passanti dell’esistenza”, cioè persone sradicate dal terreno che nutre, individui che si lasciano portare via come foglie dal vento.
Riprendono ora, seppur con ancora qualche limitazione, le varie attività anche della parrocchia e dell’oratorio. Per tanti giorni siamo rimasti chiusi nelle nostre abitazioni e abbiamo avuto modo e tempo per pensare a tante cose e per scoprire anche modalità diverse per mantenere vive le relazioni. Ora non possiamo pensare che il semplice uscire di casa possa cancellare un’esperienza importante che ha segnato in ogni caso la vita di ciascuno di noi. Non è possibile pensare che tutto torni come prima, se non altro per il fatto che quei giorni di forzata reclusione in qualche maniera ci hanno segnato.
Diventa importante allora fare memoria di quei giorni e provare a domandarci cosa abbiamo capito di noi stessi. Magari ci siamo scoperti diversi da come ci pensavamo, capaci di gesti e parole precedentemente impensabili e incapaci di gesti e parole che davamo per scontati. Dobbiamo ricordarci cosa abbiamo scoperto di noi stessi e le parole che abbiamo pronunciato in quei giorni. Esse ci rivelano l’identità profonda della nostra esistenza.
Credo sia importante fare memoria anche di ciò che abbiamo imparato riguardo agli altri. Le parole udite, le videochiamate, il diverso modo di rapportarci gli uni con gli altri ci ha permesso di conoscere l’altro sotto una luce diversa. Abbiamo avuto occasione di conoscere in maniera più approfondita i nostri famigliari e abbiamo avuto modo di scoprire lati nuovi delle persone che già conoscevamo.
Anche il percorso della nostra fede non si è interrotto. Il rapporto con Dio è sopravvissuto grazie a forme e modi talvolta inediti che non hanno fatto mancare nella nostra vita la sua parola e la sua presenza. Potremmo chiederci: quale passo ho compiuto nel mio cammino di fede in questi mesi?
Ora però che siamo usciti di casa, sembra che ci siamo subito riappropriati delle peggiori abitudini: maleducazione, egoismo, violenza verbale, voglia di polemica e molto altro, hanno subito riempito la nostra vita senza lasciare spazio alla bellezza coltivata e ritrovata. Probabilmente ci accorgeremo della necessità di domandare perdono a qualche persona per i nostri toni o i nostri atteggiamenti. D’altra parte sarebbe presuntuoso pensare di uscire di casa e ritrovare tutto esattamente come prima. Noi stessi non siamo quelli di prima. Diventa necessario invece trovare un tempo in cui poter ritrovare l’equilibrio personale e sociale. Ora è tempo di fare memoria, di permettere a quell’esperienza di lasciare una traccia positiva nella nostra esistenza. Non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo detto e ciò che abbiamo udito, non dobbiamo scordare ciò che abbiamo fatto e ciò che altri hanno compiuto. Tutto può diventare invece bagaglio prezioso della nostra esperienza e permetterci di ritornare a riappropriarci della nostra esistenza e dei gesti abituali del nostro vivere con una maggiore consapevolezza riguardo a noi stessi, riguardo agli altri e riguardo a Dio.
A noi oggi è chiesto di essere persone capaci di memoria per poter sollevare lo sguardo verso un futuro migliore. Senza le radici della memoria, l’albero della vita non si alza verso il cielo di un domani migliore.

di don Lorenzo Stefan