Ecco, il vostro Dio viene a salvarvi

Il profeta Isaia ha davanti agli occhi la desolazione dell’esilio e ancor più la desolazione di Gerusalemme e del monte Sion che è stato diroccato e distrutto. Ma agli occhi del profeta sorge un nuovo mondo, pieno di luce e di speranza. Finalmente si capovolgono le realtà di ingiustizia e di violenza. Finalmente Dio mette mano alla storia e riprende a dare speranza al suo popolo deportato. Il capitolo precedente (34) racconta l’intervento di Dio come un combattente vincitore contro Edom, il paese che nella distruzione di Gerusalemme si è affiancato come alleato ai Babilonesi. Il linguaggio drammatico della distruzione e la desolazione li si possono paragonare alle sofferenze della sconfitta di Israele. In questo capitolo si intravede la salvezza che Dio porta: le immagini sono splendide, cariche di poesia e di sogno, ma anche di progetti, di sviluppo, di fecondità, di gioia e di benessere.
Nella prima parte il mondo viene rigenerato come un giardino, quasi un paradiso terrestre e i luoghi nominati: Libano, Carmelo e Saron sono luoghi splendidi e i più rigogliosi nel Medio Oriente. Dio mostra la sua potenza sul mondo che viene rigenerato. Ma la preoccupazione prima è per chi abiterà questa magnifica casa rinnovata.
Scompaiono le infermità fisiche e spirituali: “Guariranno i ciechi e i sordi, lo zoppo e il muto festeggeranno nuovamente in pienezza il tempo” (il numero 4 ricorda l’universalità della terra).
Nella bellezza della rinascita è fondamentale l’acqua, come nel paradiso terrestre. E l’acqua trasformerà il deserto, ridarà fecondità al mondo e gioia di vivere su queste terre, un tempo, desolate. Sarà un mondo abitato, e non deserto, percorso da strade senza pericoli. Neanche gli inesperti si potranno perdere. La via santa, piana e diritta, è simile a quelle che anticamente sono state tracciate davanti ai templi antichi per le processioni che collegano tra loro: su queste strade, in processione, i devoti portano le statue dei loro dei.
Ci sarà gioia piena e ci si richiama all’uso di particolari culti di portare corone di fiori sul capo: “felicità perenne splenderà sul loro capo”.

di don Raffaello Ciccone

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