Prepariamo la Quaresima

Nel tempo della Quaresima la chiesa ci annuncia parole importanti per giungere a vivere il mistero della redenzione.
C’è la parola “sobria” del digiuno che ci indica di fissare lo sguardo su ciò che davvero conta. Possiamo fare a meno certamente di molte cose che riempiono la nostra vita ma dovremmo anche arrivare alla consapevolezza che farne a meno è anche meglio per il nostro vivere. La vita non può essere accumulo.
C’è la parola “esposta” dell’elemosina. Il fratello non può lasciare indifferente nella sua povertà e nessun credente può permettersi lo stile di chi pensa solo per sé, per un semplice motivo; non è stato lo stile di Gesù. Incontrare il fratello in qualche modo ci espone. Davanti al fratello povero in primo luogo non poniamo i nostri beni superflui e non, ma la nostra stessa persona. Ci esponiamo alla relazione con i poveri.
C’è la parola “delicata” della preghiera. E’ la parola che in un continuo andare e venire crea relazione con il Padre. Dio pronuncia le sue parole e noi in ascolto cerchiamo di comprendere il suo messaggio e di rispondere con la pienezza della nostra umanità a quel Dio che si affaccia al quotidiano del nostro del nostro esistere. E’ una relazione delicata e fruttuosa.
La chiesa ci conduce a vivere la Pasqua di Gesù come la parola definitiva che Dio pronuncia. Siamo al cuore del mistero cristiano. Veramente possiamo dire che “tutto è compiuto”. Eppure questa parola di Dio che si rivela sulla croce incontra la parola di rifiuto di molti uomini. Gesù viene mandato a morire fuori dalle mura. La città, il luogo dell’incontro e del dialogo diventa un recinto che precludiamo a Dio ogni qualvolta riteniamo che la fede non debba interessare i luoghi concreti del nostro vivere. A volte lo lasciamo entrare quando siamo entusiasti e quando ci sembra che egli possa rispondere alle nostre attese come alla domenica delle palme. Altre volte preferiamo fare a meno di lui. Eppure…
Eppure il nostro Dio si ostina nell’amore fino alla morte e anche oltre. La sua parola diventa parola di condivisione totale: sofferenza, ingiurie, patimenti, tradimenti, morte… nulla manca dell’esperienza che anche noi spesso attraversiamo e Dio non vuole essere da meno della nostra umanità. La sua parola diventa però novità assoluta quando il mistero della resurrezione irrompe nella storia. Prodigio del tutto inedito e non scontato a tal punto che molti ancora non ci credono. Mistero difficile da comprendere e da fare proprio. La bellezza della vita nuova smette di essere una meta da raggiungere e si pone davanti ad ognuno di noi come dono prezioso da accogliere. Ma anche Pasqua è un seme e non un frutto. Ancora Dio ci propone il cammino del discepolato come via per accogliere questo dono prezioso e inestinguibile. E come discepoli anche noi possiamo percorrere i sentieri della storia sapendo che esiste anche una “parola che attende”. Come i discepoli di Emmaus sulla nostra strada troviamo spesso sconosciuti che ci illuminano e ci rivelano il senso recondito di una parola che va oltre le nostre capacità di comprensione e spesso anche oltre le nostre attese. La parola ci attende così come siamo per trasformarci continuamente, o meglio potremmo dire per sostenere il nostro percorso di conversione.

di don Lorenzo Stefan

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