Una Chiesa da amare

Tempo fa, meditando la pagina evangelica di Mt 21,28-32, sono rimasto colpito dall’immagine della vigna in essa contenuta. Non era la prima volta che mi capitava di riflettere su questo tema, eppure quella pagina del vangelo quasi in modo automatico conduceva a riflettere sul comportamento dei due figli. Certamente una parte importante della parabola è la diversa risposta che i figli offrono al padre; mi sembrava però particolarmente importante, in questa occasione, soffermarsi sull’invito del padre ai suoi figli: “Oggi va’ a lavorare nella mia vigna”.
In questo invito mi piace riconoscere tutta la premura del padre nei confronti della sua vigna. Egli desidera che sia lavorata e che porti molti frutti, e proprio per questo motivo invita allo stesso modo entrambi i figli a prendere parte attiva di questo desiderio. Il Padre che è nei cieli ha una vigna quaggiù sulla terra e il suo nome è “chiesa”. Egli ancora oggi si prende cura della chiesa e chiede a tutti i suoi figli di andarvi a lavorare, perché la vigna gli sta particolarmente a cuore. Certo anche noi oggi vediamo e constatiamo con mano che i suoi figli rispondono in modo diverso all’invito del Padre, ma questo invito rimane forte: ancora oggi ci viene detto in modo chiaro che esiste una chiesa da amare. Il Padre vuole anzitutto che i suoi figli partecipino a questo desiderio, prima ancora di entrare in merito su cosa essi debbano compiere. Egli chiede loro in primo luogo la capacità di amare la chiesa.
Questa riflessione sul tema dell’esistenza di una chiesa da amare mi porta immediatamente a riflettere sulla porzione di chiesa che vive nel territorio di Cesate. Anche a noi credenti di oggi è chiesto di amare la chiesa, e mi piace sottolineare che il Padre invita i suoi figli ad andare oggi a lavorare nella sua vigna. L’invito non è quindi quello di ricordare tutto il lavoro che già si è svolto, ma di adoperarsi affinchè ci siano nuovi lavori che possano essere compiuti ora. Come è vero tutto questo anche per noi a Cesate. Con la comunità pastorale inizia chiaramente una nuova fase della storia della chiesa in questo paese, una fase importante chiamata a ricordare le proprie radici e contemporaneamente a porre in essere elementi di discontinuità. Non mancheranno quindi alcune novità che ci chiederanno di cambiare abitudini consolidate. E’ il lavoro che oggi siamo invitati a compiere in questa vigna preziosa che è la chiesa di Cesate.
Occorre sottolineare che, proprio come nella parabola evangelica, potrà capitare che i figli chiamati a lavorare nella vigna abbiano delle reazioni diverse riguardo all’invito rivolto loro. Proprio la parabola ci aiuta sottolineando la priorità dell’ortoprassi rispetto all’ortodossia: il Padre, cioè, privilegia maggiormente il fare rispetto ai proclami. Il figlio che compie la volontà del Padre è proprio colui che magari all’inizio fatica a dire di sì, ma che poi in realtà va a lavorare nella vigna. Amare la chiesa oggi significa avere il basso profilo di un linguaggio autentico e profondo, ma soprattutto la reale disponibilità a mettersi in gioco nonostante tutto. Mi piace pensare che il figlio che compie la volontà del Padre abbia avuto i suoi motivi per dire subito di no al Padre: magari non gli piaceva quella vigna, forse era stanco di andarci a lavorare, probabilmente desiderava qualcosa di diverso o si era stancato… ma poi ci andò. Questo è ciò che conta agli occhi di Dio.
Anche oggi a Cesate abbiamo quindi una chiesa da amare. Ci è data la possibilità di amare questa porzione di chiesa entrando a far parte del desiderio di Dio. Partecipare alle attività e offrire il proprio servizio nella nuova comunità pastorale non è semplicemente un gesto di buona volontà e di disponibilità, pur apprezzabili; si tratta invece di condividere il desiderio di Dio. L’amore per la chiesa matura nella preghiera e nel coltivare la relazione intima e personale, oltre che comunitaria, con il Padre. Nella preghiera troviamo le reali motivazioni per amare la chiesa e possiamo essere illuminati su scelte e prospettive utili per il bene di tutti. Nella preghiera entriamo direttamente nel cuore di Dio: quel cuore del Padre che ama la propria vigna.

di don Lorenzo Stefan

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